Il racconto di un incontro inaspettato davanti a una tazza di Tea

Oggi è uno di quei giorni…

Quei giorni in cui ospito la mia parte oscura.

Di solito la ignoro, perché tanto lo so che arriva, puntuale, ogni mese durante la mia fase luteale (e se combacia con la luna nuova di solito arriva un po’ più aggressiva) ma oggi invece ho deciso di accoglierla.


Le ho preparato un tavolinetto virtuale carico di dolcetti, pasticcini vari, e una bella tazza di tè. Sarà che con una bevanda calda ci sciogliamo e allora troviamo il coraggio di dire quelle cose che tenevamo lì da un po’.


La prima cosa che mi dice è: “Leti, io te lo dico, guarda, hai anche un abbassamento di voce, forse forse questo è il momento ideale per stare zitta. Che poi lo sai, di solito quando ci vediamo finisce che poi fai succedere qualcosa che ti richiede tempo sistemare.”


“Ma infatti io non parlo, scrivo” rispondo con aria provocatoria. “A proposito, di solito faccio succedere qualcosa che mi richiede tempo sistemare solo se ti dò ascolto. Come la mettiamo? Quindi stavolta farei forse meglio a non ascoltarti e a scrivere o dire quel che mi viene, non trovi?”


“Touchée”


“Però stavolta voglio farti una domanda. Una domanda di quelle toste, e voglio che ci pensi bene prima di rispondermi... Ma perché non riesco ad avere una vita tranquilla, di quelle semplici, che si vedono nei film, in cui la protagonista vive spensierata in un paesino di campagna in cui è perfettamente integrata. Non un pensiero la agita, fa il suo ed è felice così. Perché io invece tendo sempre a complicarmi le cose? A non sentirmi del tutto soddisfatta?”


“Parti da una premessa sbagliata… la vita tranquilla che si vede all’inizio dei film è solo apparente (e dovresti saperlo, è uno dei pilastri della scrittura), è il là che dà il via all’intera Opera.”


“Strana scelta di parole... e metafore.”


“Lo so. Comunque anche la tua cara protagonista, sebbene apparentemente viva tranquilla nel suo paesino, ha una vocina dentro di sé (che magari mi somiglia anche un po’) che le dice che quel che ha non le basta. Non ti ricorda niente?”


“Continua…”


“Ehm... È un po’ imbarazzante, di solito non sono io a parlarti di queste cose.”


“Lo so, per questo oggi voglio sentire una risposta da te.”


“Bene. Tu sai che la tua protagonista, anche se opporrà resistenza, poi alla fine cederà e inizierà un viaggio, molto spesso metaforico, che la porterà a un cambiamento. Ma attenzione! Non è un cambiamento qualunque, è un cambiamento che le lascerà dei doni immensi, carichi di consapevolezza, che poi questi doni erano sempre stati lì ma buttati nelle cataste di roba in cui nessuno va mai a rovistarci dentro.”


Si interrompe e mi guarda di sottecchi.


“Però tu queste cose le sai già tutte. Quindi perché mi lasci parlare?”


“Perché voglio sentire il tuo punto di vista su questo viaggio. No anzi, voglio sapere una vocina come te che fine fa durante il viaggio, che ruolo decide di ricoprire.”


“Questo dipende. Dipende dal tipo di viaggio, dalla persona, ma essenzialmente io resto lì a misurare i passi.”


“Non credo di capire...”


“Io segno la misura, affinché il passo non sia troppo veloce né troppo lento. Ma soprattutto porto il rifornimento.”


“Uhm... Sì... Sto iniziando a intuire… Non mi è chiaro il tuo ruolo nel rifornimento.”


“Ti sei mai domandata perché mi vedi tutta scura?”


“È la tua natura…”


“Non proprio… Vedi, l’essere scura è una conseguenza.”


“Credo di aver capito. Quindi tutto sommato quando ti incontro significa che sono sulla strada giusta?”


“Dipende”


“E da cosa?”


“Da quello che fai quando ci incontriamo e cosa fai con quello che ti dico.”


“Grazie cara Ombra, credo di aver compreso. Se vuoi puoi continuare a bere il tuo tè. Io ho un viaggio che mi aspetta.”


“Obbligata. Non preoccuparti, non ho fretta, tanto sarò qui quando ti volterai a contare la strada che hai fatto.”


A questo punto del racconto ho spento il computer e sono uscita.

La primavera è arrivata, senza chiedere il permesso, accompagnata dal profumo dei glicini che sono esplosi in reazione al suo passaggio.

Osservo i germogli sui rami, così teneri eppure così brillanti. I gabbiani che planano maestosi sulla superficie del fiume...

Li osservo rapita mentre scivolano sull'acqua seguendo la corrente, per poi risalire in volo, sempre nello stesso punto. Che sia un gioco? No, più probabilmente è strategia di caccia, d'altronde è ora di pranzo.

Mentre cammino, osservo i miei passi, l'incedere sicuro mi stupisce, è come se una forza misteriosa mi sorreggesse e guidasse le mie gambe.

ORA Capisco...

Accenno un inchino e sussurro un grazie.

Tutto sommato questo incontro è stato un viaggio. Alla prossima Luna.

BenEssere in Armonia - Letizia Rossi

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